Storia di Carpegna

Carpegna prima del 1000

Ogni tentativo di risalire alla storia della cittadina prima del 1000 è stato condotto in modo congetturale. Essendo la storia di Carpegna e dell'omonima Contea  strettamente legata a quella della Famiglia Carpegna, le notizie certe e documentate iniziano con la storia di questa famiglia.
Le più accurate ricerche sulla genealogia di tale famiglia sono state condotte in tempi recenti dallo stesso Principe Guidubaldo di Carpegna Falconieri, profondo studioso di storia.
Il primo abitante del paese di cui si ha notizia documentata è un tal " Petrus dativus de Carpineo", giudice feretrano nell'anno 882.
Non abbiamo, quindi,  notizie inequivocabili sull'origine del nucleo abitato ma è quasi certo che tra il I e il II secolo d.C., la vallata di Carpegna era già sfruttata dai "Dendrofori" (Dendrophorum), una sorta di tagliaboschi incaricati di fornire il legname sempre più richiesto per le costruzioni di fortezze e flotte navali dell'impero Romano.
La vallata era ricca d'Abeti e Carpini (Carpinus). Proprio dalla denominazione questi ultimi deriva, probabilmente, anche il nome della cittadina.
E' abbastanza verosimile che le comunità di taglialegna cominciassero a costruire in questo luogo le proprie capanne, prima adibite a ricovero degli attrezzi, quindi come abitazioni; la zona, d'altronde, era ideale per l'insediamento di un villaggio: protetta dal poderoso monte, ricca d'acqua e posta in un'ampia distesa pianeggiante ben esposta a mezzogiorno.

Carpegna dal 1000 al 1300

Organizzato un villaggio, si sente la necessità di un'autorità che si occupi di far rispettare le leggi, che riscuota le tasse, che organizzi una difesa militare: ed erano in genere i nobili ad occupare questa posizione col titolo di Conte. Nel territorio sottoposto alla propria autorità il Conte era il tutore supremo.
Le origini dei Conti di Carpegna vanno quindi ricercate in quest'ambito (anno 1000 circa).
Le notizie ufficiali sui Conti di Carpegna cominciano a comparire solo intorno alla metà del XII secolo, in coppia con i Conti di Montefeltro, divenuti in seguito avversari, entrambi di comune origine assieme ai Malatesta.
I Carpegna si diffusero con certezza verso il 1200. Li troviamo al seguito dell'imperatore Federico II, schierati dalla parte dei Ghibellini, cui rimarranno sempre fedeli.
Confinanti con i possedimenti della Massa Trabaria, di giurisdizione ecclesiastica, i Conti di Carpegna non disdegnavano qualche tentativo di conquista dei territori contigui: intorno al 1220, Ranieri, conte di Carpegna, era possessore di numerosi Castelli, oltre ai due di Carpegna (La Rocca e La Castellaccia, costruita sulle rovine di un antico Castello Longobardo), oggi totalmente scomparsi. Fra gli altri quelli di Pieve di Carpegna (oggi località Genghe), Fiorentino, Monte Acuto (sopra l'odierna Villagrande), Gattara, Scavolino, Soanne ecc.
Sempre intorno a quel periodo furono stipulati i primi accordi con il vicino comune di Rimini, escludendo da queste convenzioni i Conti di Montefeltro, i quali nel frattempo, s'insediavano ufficialmente nella città di Urbino
Al divampare delle ostilità tra Ghibellini, con i quali i Carpegna erano schierati e Guelfi, fedeli alla chiesa, i Conti di Carpegna, forti delle alleanze con le cittadine Ghibelline della zona, rafforzavano le minacce alle limitrofe terre della Massa Trabaria, di dipendenza della Chiesa.
Nel 1240 avevano già sottratto all'autorità ecclesiastica i castelli di Cicognaia, Santa Sofia e Monterotondo, mirando ad espandersi fino allo spartiacque appenninico sotto il quale si apriva la Valle del Tevere.
Verso la metà del 1200 perfino la stessa famiglia Carpegna di divise in rami, chi fedeli all'impero, chi dalla parte della Chiesa, forse a seguito dei grandi mutamenti di alleanze dovute alla sconfitta dell'imperatore svevo Federico II avvenuta a Parma nel 1248, e sul quale i Ghibellini contavano per la supremazia sui Guelfi.
Affievolitasi la fama dell'imperatore, spentasi l'eco delle sue gesta, diversi signori di Romagna abbandonarono lo schieramento Ghibellino per passare dalla parte della Chiesa.
Nello stesso anno, i ribelli all'imperatore, spalleggiati dal Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, occuparono Rimini. A seguito di ciò gli esuli Guelfi furono richiamati in patria ed anche i Conti di Carpegna, "perdonati" da Papa Innocenzo IV per il loro passato Ghibellino, passarono temporaneamente sotto la protezione ecclesiastica.   
Nel 1249 Ugo di Carpegna fu proclamato podestà di Rimini. Nel 1250 il Conte Ranieri di Carpegna diviene podestà del Montefeltro per la chiesa. L'anno dopo, un figlio del Conte Ugo è abate del Monastero di S. Gaudenzo a Rimini. Nel 1251 Ugo di Ranieri riveste l'importante carica di podestà di San Pietro in Vincoli, a Ravenna. Egli parteciperà come testimone all'armistizio stipulato tra Ugolino, vescovo feretrano di parte Ghibellina, e il comune di Rimini.
Lo stesso Conte Ugo sarà ricordato da Dante Alighieri come uno dei più gentili Cavalieri Romagnoli: "Ov'è il buon Lizio et Arrigo Mainardi, Pier Traverso e Guido di Carpigna? Oh, Romagnoli, tornati in bastardi!"

In realtà neanche ai tempi del Conte Guido di Carpegna questa terra era quieta. Guerre e scaramucce dilagavano per tutta l'Italia Centrale, e Guido fu chiamato più volte come conciliatore per la sua dote di persona imparziale ed equilibrata. Egli aveva ormai in mano la politica della casata Carpegna.
Nel 1256, in nome di tutta la parentela, firmò la pace con Città di Castello, impegnandosi ad aiutare la città, in caso di guerra, con mille uomini armati.
Ora, una simile forza militare lascia ben supporre che i Conti di Carpegna dovessero aver esteso il loro dominio su una gran quantità di terre.
Pressata dalla reiterata minaccia della Contea di Carpegna, la Massa Trabaria si pose sotto la protezione di Arezzo, assicurandosi così una formidabile barriera che smontava ogni velleità espansionistica dei Conti.
Nel 1278 tutte le terre, i castelli e le città di Romagna e del Montefeltro giurarono fedeltà a Rodolfo d'Asburgo, nuovo imperatore: ma in poco tempo egli stesso annullò il giuramento per concedere la sottomissione di tutta la zona alla Chiesa.
Se la contea di Carpegna appariva abbastanza tranquilla grazie alla politica di non belligeranza dei Conti, tutt'intorno infuriavano guerre ed eccidi.
Nel 1299 gli abitanti del borgo di Pietrarubbia insorsero contro il conte Corrado da Montefeltro e fecero a pezzi lui, il figlio, la sorella e il fratello: anche Taddeo, altro fratello di Corrado, fu catturato poco dopo a Macerata Feltria e sommariamente giustiziato.

Carpegna dal 1300 al 1500

Nel 1316 una colonna di Ghibellini marciò su Forlì nel tentativo di sottrarla ai Malatesta: ma presso Civitella di Romagna caddero in un agguato e i Ghibellini furono trucidati. Tra i caduti figura anche il Conte Francesco di Carpegna, nipote del buon Guido e gran contestatore, assieme al suo amico Dante Alighieri, della politica del Papa.
Nella prima metà del 1300, i Tarlati di Arezzo si andavano estendendo nelle valli del Foglia, del Metauro e del Marecchia, stringendo in una morsa sempre più stretta i possedimenti dei Carpegna e arrivando fino a Frontino.
Quel periodo trova i Carpegna nuovamente schierati dalla parte dei Malatesta di Rimini e poco partecipanti alle vicende politiche dei territori circostanti, curanti i loro interessi e in equilibrio tra le opposte fazioni in lotta.
Pur considerando queste zone possedimenti propri, la Chiesa non ne aveva mai conquistato materialmente i territori. In effetti, gli eserciti pontifici si erano sempre tenuti ben lontani da questi luoghi impervi, per paura di tranelli e imboscate.
I signori del luogo continuavano quindi a ritenersi liberi come un tempo e le frequenti scomuniche, le imposizioni di tasse e le minacce papali cadevano regolarmente nel vuoto.
Tuttavia, essendo la politica dei Carpegna legata ai Malatesta di Rimini, gli attriti con i Montefeltro d'Urbino si faceva via via più elevato. Il Conte Francesco di Carpegna rappresentava intorno al 1430 uno dei capisaldi della potenza Malatestiana. La quale potenza in continua espansione rappresentava una minaccia sempre più pressante per i Montefeltro e per la stessa Urbino.
A capo dei due eserciti erano Sigismondo Malatesta e Federico da Montefeltro.

Nel momento in cui le ostilità esplosero in una guerra furibonda, anche la Contea di Carpegna fu sconvolta da battaglie e devastazioni. Federico da Montefeltro invase e saccheggiò Carpegna e la Castellaccia, la quale in quel periodo non era possedimento dei Conti, iniziando contemporaneamente l'assedio di tutte le località fortificate del luogo.
In quell'occasione fu catturata e fatta prigioniera anche la Contessa Caterina, moglie del Conte Lamberto di Carpegna. Narra un cronista del tempo: "...Passava per lo mexe de marzo circa el mezo quando le brigade de Miser Fedrigo da Orbino messeno Carpegno, castello del Conte Lamberto, a saccomanno e tratorno molto male homine e femene di quel logho..."
La Rocca di Carpegna fu incendiata e in quell'occasione andarono perduti la maggior parte degli scritti e dei documenti e dei ricordi della famiglia Carpegna.
Sigismondo di Rimini, appena saputo dell'accaduto, radunò un esercito capeggiato dai suoi migliori condottieri per liberare Carpegna ma Federico d'Urbino, informato della manovra, mosse in tutta fretta da Fossombrone e giunse appena in tempo per fermare e sconfiggere gli eserciti Malatestiani, infliggendo loro gravi perdite.
Non passò molto tempo e Sigismondo, riorganizzato il proprio esercito e conducendolo questa volta di persona, tornò all'attacco e riconquistò La Castellaccia e il paese.
Ma la Rocca di Carpegna, nonostante la pioggia di fuoco cui fu sottoposta dall'artiglieria giorno e notte, resistette all'attacco fino all'arrivo di Federico il quale, radunato il suo esercito a Belforte, marciò verso Carpegna, liberandola. Sigismondo fu di nuovo respinto e si ritirò verso Macerata Feltria.
Agli inizi del 1462, il 25 aprile, in un ennesimo attacco, Sigismondo rioccupa Carpegna. Ma a seguito delle numerose sconfitte subite in altri luoghi, le speranze riminesi cominciavano a vacillare. Uno alla volta, tutti i castelli indipendenti della zona si arresero o furono conquistati dai Montefeltro. In una di queste battaglie fu ucciso anche il Conte Lamberto.
 
Nel 1490 il Conte Giovanni di Carpegna sottoscrisse un patto d'alleanza con la signoria di Firenze, in patto di reciproco aiuto in caso di bisogno o d'aggressioni nemiche. In quell'occasione il Conte Giovanni s'impegnava, in caso di mancanza di discendenza maschile sua, o mancanza di discendenza maschile dei suoi figli, a consentire che le sue giurisdizioni, castelli e territori, divenissero proprietà della Repubblica di Firenze.
Giovanni ebbe cinque figli maschi ma di questi solo uno, Orazio, generò un discendente maschio che chiamò Giovanni come il padre.
Quando Cesare Borgia, figlio di Papa Alessandro VI, iniziò ad occupare i vari stati di Marche e Romagna, anche la Contea di Carpegna fu seriamente minacciata dalle intenzioni di Cesare: sottrarre ai legittimi proprietari le terre di Carpegna e Piandimeleto per donarle ai suoi amici Spagnoli era il suo sogno, neanche troppo segreto.
Ma la morte di Papa Alessandro VI e il declino delle fortune di Cesare Borgia impedirono anche questa volta che il sogno divenisse reale.

Carpegna dal 1500 al 1800

Nel 1522, quindicimila soldati al comando di Giovanni de' Medici, detto Giovanni delle Bande Nere, misero a ferro e fuoco tutto il Montefeltro, bruciando Carpegna, La Castellaccia e Pennabilli.
Nel 1560, moriva il Conte Orazio di Carpegna, lasciando Giovanni, suo unico figlioletto, quale discendente dei Carpegna a soli otto anni.
Purtroppo, fatto molto grave e drammatico per la casata, Giovanni morì dieci anni dopo, appena diciottenne.
Sembrava la fine della nobile famiglia.
Tuttavia, un fatto singolare e fortuito salvò la dinastia. Racconta un cronista: "Adì 21 di gennaio 1570. Morse il conte Giovanni figlio del conte Horatio da Carpegna, giovane d'anni 18, molto da bene e grandissimo ricco. Tutta la città ne fece pianto. Il nostro signore illustrissimo Duca d'Urbino gli havea dato in moglie la figlia del conte Antonio dal Landriano, et si dice essere questa gravida. Dio faccia quello che è per il meglio".
La notizia della gravidanza della Contessa Beatrice, moglie del giovane Conte defunto, rimbalzò alle corti di Firenze ed Urbino.
Preoccupato dall'incamerazione della Contea di Carpegna da parte della Toscana, il Duca Guidubaldo della Rovere d'Urbino si preoccupò di sorvegliare la regolarità della gravidanza della Contessa Beatrice e lo stesso fece il Granduca Cosimo I, il quale intendeva tutelare i suoi diritti. Il Duca d'Urbino mise a disposizione della contessa il suo palazzo di Gubbio, mentre il Granduca di Toscana inviò due matrone per sorvegliare la regolarità del parto e il sesso dell'eventuale nascituro: un figlio maschio in casa Carpegna significava conservare la dinastia ed annullare la pretesa di incamerazione della Contea da parte toscana.
Così il giorno del parto si legge da parte urbinate: "Adì 26 di settembre nacque il figlio del conte Giovanni di Carpegna e fu di domenica, a hore doi di notte, veniente il lunedì; della qual natività si rallegrò tutta la città"; per contro da parte toscana leggiamo: "…quanto dolore ho avuto al mio core che è stato maschio, Idio lo sa lui, ma sed era maschio io non lo potia far fare femina".
Il giovane Conte Orazio fu allevato alla corte urbinate. Nessuno poteva infatti avere più interesse a vigilare sulla salute dell'unico discendente dei Carpegna di quanto ne avesse il Duca d'Urbino. La sua morte prematura avrebbe fatto rinascere le pretese toscane sulla contea di Carpegna.
Divenuto adulto, il Conte, come tanti suoi antenati, si diede al mestiere delle armi e morì nel 1632 a Cento di Ferrara in una battaglia della Chiesa contro Venezia. Tuttavia, a questo punto, lasciava diversi figli.
Di questi, Francesco Maria sposò Marzia dei Conti Spada e i loro figli furono tra i personaggi più in vista della borghesia Romana della seconda metà del 1600.

Ma chi dei Carpegna diede maggior lustro alla famiglia fu il Conte Gaspare: Canonico di S. Pietro, fu segretario della Congregazione del Buon Governo. Alessandro VII lo nominò Uditore della Rota e Clemente IX Consultore del S. Uffizio.
Nel 1670 fu nominato Cardinale da Clemente X, poi Vicario di Santa Romana Chiesa e nel 1698 fu creato Vescovo.
Per suo volere e in ricordo della secolare nobiltà della famiglia cui apparteneva, si iniziò la costruzione dello splendido Palazzo dei Principi che tuttora si può ammirare nella piazza centrale del paese.
Uomo di carattere e cultura impareggiabili, partecipò al conclave di cinque Papi e in quello del 1700 sfiorò lui stesso il titolo.
La sua famosa biblioteca, il museo di antichità da lui creato e la sua collezione di monete e cammei sono attualmente custoditi in Vaticano.
Gaspare morì a Roma il 6 aprile 1714 all'età di 88 anni.
In quell'epoca la contea di Carpegna era già passata al nipote di Gaspare, Francesco Maria, il quale non aveva discendenti maschi. Si andava ricreando quindi la stessa situazione del 1570.  Questa mancanza di eredi maschi obbligò Francesco Maria a nominare proprio erede il nipote Antonio, figlio del Marchese Mario Gabrielli di Roma e della propria figlia (Laura), con l'obbligo di assumere il cognome Carpegna.
Indispettito da questo gesto, Francesco I, Imperatore d'Austria e Granduca di Toscana, inviò il suo esercito ad occupare la contea per far rispettare il patto di 250 anni prima e con 108 uomini armati prese possesso del paese. Era il 10 giugno 1749.
Le cancellerie di mezza Europa si misero in moto per risolvere la questione di questa minuscola località montana.
Allorché la Francia decise di appoggiare il Papa, ampiamente sostenuto dal Regno di Sardegna e dalla Corte di Spagna, l'Impero Viennese venne a trovarsi solo ed isolato: nel 1754, dopo qualche anno di temporeggiamento, ritirò le truppe dalla contea e il Conte Antonio, figlio di Laura, riprese possesso dei suoi beni.
Nel 1797 i Francesi occuparono lo Stato Pontificio ma tralasciarono la Contea di Carpegna ritenendo che fosse ancora dominio della Toscana e quindi dell'impero Austriaco.

Carpegna dal 1800 ad oggi

Nel 1807 questi territori furono assorbiti dal Regno d'Italia, sotto il dominio Napoleonico. Con la caduta di Napoleone, il figlio del Conte Antonio Carpegna-Gabrielli, Gaspare, riprese possesso della contea.
Tuttavia, Papa Pio VII, che nel 1816 aveva decretato l'abolizione dei feudi, era poco propenso a permettere l'esistenza di stati franchi all'interno dei propri territori e cominciò a pressare Carpegna con minacce e intimidazioni, finché il Conte Gaspare si trovò costretto a firmare un atto di sottomissione.
A quell'epoca, Carpegna si trovava nelle stesse condizioni di San Marino, vale a dire territorio libero all'interno dello stato pontificio: e come San Marino, sarebbe tutt'oggi uno stato libero se il Papa non avesse avuto in mano molte armi per ricattare il conte.
Questi possedeva, infatti, parecchi beni nello stato pontificio e le minacce di requisizione di tali beni non mancarono di certo.
L'estensione territoriale di San Marino e quella di Carpegna erano a quei tempi quasi equivalenti (circa 6000 ettari ognuno).
Carpegna era rimasta libera contea fino al 1819. Da quell'anno, tutti i beni, i palazzi e i diritti di sovranità dei Conti furono ceduti alla chiesa.

Nel 1860 il Granducato di Toscana cessava di esistere, abbattuto dalle insurrezioni di tutte le città Toscane. Qualche mese più tardi, l'Esercito Piemontese invadeva Romagna e Marche ponendo fine anche al dominio pontificio.
Nel frattempo Gaspare moriva (1828), senza lasciare alcun figlio in vita. Dei suoi tre maschi, infatti, Luigi e Pietro morirono sotto le mura di Mantova combattendo su opposti fronti: uno con gli Austriaci, l'altro con i Francesi. Il primogenito, Filippo, morì dodici anni prima del padre, mentre era Dragone nell'esercito pontificio.
Filippo, tuttavia, lasciava un figlio: Luigi.
Al Conte Gaspare successe quindi il nipote, il quale, a soli 21 anni, sposò la contessa Amalia Lozano Argoli che morì però giovanissima. Luigi sposò quindi Ludmilla Holynska, una nobile polacca.
Nel 1851, il Conte Luigi riacquistò tutti beni dei Carpegna che erano stati ceduti alla chiesa nel 1819.
Quando l'Arcivescovo di Ravenna, il Cardinale Chiarissimo Falconieri, ultimo discendente di quella nobile famiglia fiorentina, morì, lasciò in eredità al Conte Luigi il suo intero patrimonio e il titolo principesco dei Falconieri: Luigi assunse il nome di Principe Orazio di Carpegna-Falconieri.
 
Nel 1877 il Principe Orazio operò la divisione dei beni di famiglia tra i suoi tre figli: Guido, Filippo e Maria, i quali ereditarono il Castello e la tenuta di Torre in Pietra nell'Agro Romano, quella della Marcigliana, vicino alla prima, il Palazzo Falconieri in Via Giulia a Roma, il Palazzo dei Principi a Carpegna, il Palazzo Carpegna presso Palazzo Madama e Villa Carpegna a Roma ed altre varie case a Roma, Viterbo e Senigallia.
La Villa Falconieri, situata a Frascati, rimase indivisa.
Erede del titolo di Principe fu il Conte Guido: artista e scienziato, emerse anche in campo poetico con la pubblicazione di diverse raccolte di poesie.
Il titolo di Principe gli fu rinnovato con successione primogenita mascolina da Re Vittorio Emanuele III.
Fondò lo zuccherificio di Rieti e morì a Carpegna il 27 ottobre 1919.
Dalla Contessa Maria de' Gori-Pannilini di Siena, sua moglie, ebbe tre figli: Amalia, Vittoria e Ulderico.
Questi successe al padre col titolo di principe e sposò Anna Giusso dei Duchi del Galdo di Napoli. Da loro nacquero Guidubaldo, primogenito ed erede del titolo, e Francesco Maria.
Il resto è storia dei giorni nostri.
Il Principe Guidubaldo di Carpegna-Falconieri è scomparso senza lasciare figli.  Attualmente, il Palazzo dei Principi è abitato dai discendenti del Conte Francesco Maria, divenuto Principe di Carpegna-Falconieri per successione al fratello.


TRATTO DAL VOLUME "La Contea di Carpegna" di Francesco Vittorio LOMBARDI

torna all'inizio del contenuto